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Quando un’azienda si definisce sostenibile

Autore: 5 Novembre 2025No Comments13 minuti di lettura

C’è un momento preciso in cui un’azienda cambia pelle. Non succede perché lo dice una certificazione o perché pubblica un post su LinkedIn con scritto “green”. Succede quando qualcuno all’interno, un imprenditore, un manager, un team, decide di iniziare a fare le cose in modo diverso.

Essere sostenibili non è una voce nel bilancio. È un modo di guardare il lavoro, i numeri, le scelte. È il contrario del “si è sempre fatto così”. È prendere in considerazione tutto l’impatto delle proprie azioni, su chi lavora con noi, su chi vive intorno a noi, sull’ambiente in cui operiamo.

Cosa vuol dire davvero essere sostenibili

In teoria, il concetto di sostenibilità ruota intorno a tre assi, ambiente, economia, persone. In pratica, vuol dire una cosa sola, non rovinare domani per guadagnare oggi.

Ma essere sostenibili significa anche mettere le persone al centro. Non può esserci sostenibilità ambientale senza quella sociale. Un’impresa sostenibile tutela i diritti dei lavoratori, promuove inclusione, garantisce condizioni di lavoro eque e valorizza le comunità in cui opera.

Un’impresa davvero orientata verso la sostenibilità si fa domande scomode, sto migliorando la vita delle persone che lavorano con me o le sto spremendo? Sto offrendo prodotti e servizi realmente utili o solo cose da vendere? Sto contribuendo a uno sviluppo sostenibile o sto solo crescendo a spese di qualcun altro?

La sostenibilità non si raggiunge con un certificato. Si costruisce. Giorno per giorno. Con scelte piccole, ma coerenti. Serve tempo, serve visione, ma soprattutto serve volontà di cambiare.

Sostenibilità sociale: le persone al centro

Non c’è sostenibilità senza giustizia sociale. Una vera impresa sostenibile non guarda solo alle emissioni o ai numeri, ma a come tratta le persone. Significa garantire condizioni di lavoro sicure, retribuzioni eque, formazione continua, inclusione e pari opportunità.

La sostenibilità sociale si misura nella dignità che l’azienda riconosce a chi lavora con lei, nel modo in cui sostiene le comunità locali, nel rispetto dei diritti lungo tutta la filiera.

Una cultura aziendale che investe sul benessere delle persone crea fiducia, riduce conflitti e rafforza la resilienza dell’organizzazione. È un pilastro indispensabile al pari di quello ambientale ed economico.

Il primo passo: smettere di raccontarsela

Ci sono imprese che amano parlare di sostenibilità, ma che non la vivono. Mostrano i pannelli solari, ma continuano a produrre imballaggi in plastica.

Fanno beneficenza, ma poi pagano i fornitori in ritardo. Pubblicano un report ESG ogni anno, ma i dipendenti non sanno nemmeno cosa significhi “partecipazione”.

Essere sostenibili vuol dire rimettere in discussione tutto:

  • Come scelgo i miei fornitori?
  • Da dove arrivano le materie prime?
  • Che contratti offro ai collaboratori?
  • Quali politiche ho sulla parità di genere?
  • Quanta energia consumo?
  • Dove finiscono i miei rifiuti?

Ogni scelta aziendale ha un peso. Una vera sostenibilità aziendale non fa finta di nulla. Non cerca scorciatoie. Parte da dentro. E accetta anche di farsi qualche domanda scomoda.

Sostenibilità ambientale: non si improvvisa

La questione ambientale non può più essere trattata come un accessorio. È il cuore del problema e anche della soluzione.
Un’azienda deve misurare seriamente il proprio impatto ambientale. E poi ridurlo. Non basta dire “siamo green”. Bisogna dimostrarlo nei fatti.

La riduzione delle emissioni non si fa solo con compensazioni simboliche. Si fa cambiando i trasporti, i fornitori, i materiali. Usando energia rinnovabile. Scegliendo packaging intelligente. Ottimizzando i consumi. Allungando la vita utile dei prodotti. Progettando beni e servizi con un ciclo di vita completo e rigenerativo.

Una strategia davvero rispettosa dell’ambiente non nasce da uno slogan, ma da un piano concreto. Fatto di numeri, risultati, persone coinvolte. Serve una direzione chiara. E serve costanza.

Governance: sostenibilità economica per fare impresa con intelligenza

Sostenibilità non significa smettere di fare profitto. Significa fare impresa con equilibrio. La vera sostenibilità economica è quella che consente all’azienda di stare in piedi oggi senza compromettere il domani.

La governance non riguarda solo i vertici e i bilanci, è il modo in cui l’impresa prende decisioni quotidiane, assegna responsabilità e mantiene trasparenza. Un business sostenibile è sano, solido, ma non cieco. Guarda al lungo termine, non solo al margine trimestrale.

Reinveste, innova, si evolve. E lo fa senza distruggere valore umano o ambientale. Non si tratta solo di vendere di più, ma di vendere meglio. Di creare un modello di business che funzioni nel tempo e che si adatti ai cambiamenti, senza compromettere l’ambiente o le persone.

Dal concetto alla misurazione: come entrano in gioco i fattori ESG

I fattori ESG rappresentano la traduzione operativa della sostenibilità. Se la sostenibilità è la visione generale, la capacità di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere quelli futuri, integrando ambiente, economia e persone, i criteri ESG servono a misurarla, valutarla e rendicontarla in modo oggettivo.

In altre parole, la sostenibilità è l’obiettivo, gli ESG sono gli strumenti per verificare quanto un’azienda stia davvero perseguendo quell’obiettivo.

Sostenibilità ed ESG: l’obiettivo e gli strumenti

Spesso le due parole vengono usate come sinonimi, ma non lo sono. La sostenibilità è un concetto ampio: significa soddisfare i bisogni del presente senza compromettere quelli delle generazioni future, integrando aspetti ambientali, sociali ed economici.

I fattori ESG, invece, sono i criteri che servono a misurare, valutare e rendicontare in modo oggettivo come un’organizzazione traduce la sostenibilità nelle proprie pratiche quotidiane.

La differenza è semplice, la sostenibilità è l’obiettivo; gli ESG sono gli strumenti e i parametri per valutarne l’attuazione.
Un’impresa che adotta i criteri ESG rende visibile e rendicontabile il proprio impegno sostenibile, evitando che resti solo una dichiarazione d’intenti.

ESG: una sigla che dice molto, se non viene usata a caso

Oggi tutti parlano di ESG ma pochi sanno davvero cosa significhi. ESG non è un’etichetta, è una lente attraverso cui leggere tutta l’attività aziendale. Un approccio che coinvolge ogni livello, ogni reparto, ogni scelta.

ESG è l’insieme dei criteri ambientali, sociali e di governance che ci permette di valutare se un’impresa agisce davvero con responsabilità sociale, ambientale ed etica. Significa difendere i diritti dei lavoratori, scegliere fonti rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica, rivedere i processi aziendali.

Cosa rende sostenibile un’azienda? Il modo in cui produce. Il modo in cui ascolta. Il modo in cui cambia. E soprattutto: la coerenza tra ciò che fa e ciò che dice. Può essere un processo lento, ma se parte dalla verità, dura nel lungo periodo. E in un mondo così instabile, è ciò che conta davvero.

Come si costruisce la sostenibilità in azienda: il metodo

La sostenibilità aziendale non si annuncia, si pianifica. Ecco come parte, in concreto, un percorso serio:

  • Analisi di impatto, serve una fotografia cruda, onesta.
  • Definizione degli obiettivi, obiettivi legati a sviluppo sostenibile e impatto sociale.
  • Azioni concrete e misurabili, cambiare davvero, non sembrare.
  • Comunicazione trasparente, raccontare anche i limiti.
  • Revisione costante, perché un’azienda deve evolversi sempre.

Analisi di impatto: guardarsi allo specchio

Tutto parte da qui. Prima di dire “vogliamo essere sostenibili”, un’azienda deve sapere chi è davvero.

  • Quanta energia consuma?
  • Da quali fonti proviene?
  • Dove finiscono gli scarti?
  • I dipendenti lavorano in sicurezza?
  • I fornitori rispettano le regole?
  • Quanto costa davvero ogni processo in termini di impatto ambientale e sociale?

L’analisi dell’impatto non è solo un documento da presentare in assemblea. È una mappa onesta dei punti deboli.
Va fatta con strumenti seri, LCA (Life Cycle Assessment), audit ESG, indicatori certificati, questionari interni, ascolto delle parti interessate.

È il momento della verità. Molte aziende preferiscono saltarlo. Chi lo affronta con coraggio, inizia a vedere le cose che davvero contano.

Definizione degli obiettivi: scegliere una direzione, non uno slogan

Una volta capito il punto di partenza, serve decidere dove si vuole arrivare. Non tra dieci anni, ma con scadenze precise: 12 mesi, 3 anni, 5 anni.

  • Quanta riduzione delle emissioni ci poniamo come obiettivo realistico?
  • In quali aree possiamo migliorare i prodotti e servizi in ottica ambientale o sociale?
  • Come vogliamo coinvolgere il personale?
  • Vogliamo arrivare a usare solo energie rinnovabili?
  • Eliminare la plastica?
  • Ottenere una certificazione ambientale?

Gli obiettivi devono essere:

  • Misurabili: con numeri chiari, non concetti vaghi.
  • Scalabili: commisurati alla dimensione e alla realtà dell’impresa.
  • Ragionati nel tempo: il lungo termine è importante, ma va costruito passo dopo passo.

Un buon piano è quello che riesce a coniugare ambizione e realismo.

Azioni concrete e misurabili: far seguire i fatti alle parole

Senza azioni, resta tutto sulla carta. La sostenibilità non vive nei PowerPoint, vive nelle scelte quotidiane.

Vuol dire, ad esempio:

  • Cambiare fornitore scegliendone uno più rispettoso dell’ambiente.
  • Passare a energia pulita.
  • Eliminare imballaggi inutili o inquinanti.
  • Introdurre lo smart working per ridurre traffico e stress.
  • Formare i dipendenti su temi come criteri ESG, inclusione, consumo consapevole.
  • Riprogettare prodotti pensando a durabilità e impatto ambientale.

Ogni azione va documentata, verificata e migliorata. Non basta “fare qualcosa”. Bisogna farlo bene, farlo sapere e soprattutto farlo durare.

Comunicazione trasparente: dire la verità, anche se imperfetta

Comunicare è importante. Ma serve trasparenza, non strategia.

Le persone non cercano aziende perfette. Cercano aziende oneste.
Che dicono cosa fanno, cosa non fanno ancora, dove vogliono migliorare.
Che non usano la sostenibilità aziendale per farsi pubblicità, ma per condividere un percorso.

Una buona comunicazione:

  • Mostra i dati (positivi e negativi).
  • Coinvolge il cliente nel cambiamento.
  • Racconta i successi ma anche le difficoltà.
  • Usa un linguaggio semplice, chiaro, concreto.

La trasparenza è il ponte tra l’azienda e chi ci guarda da fuori. È quello che distingue il greenwashing dall’impegno autentico.

Revisione costante: adattarsi, ascoltare, migliorare

Fare un piano è utile. Ma non è mai definitivo. La sostenibilità è un processo vivo. Ci saranno errori, ritardi, cambi di rotta. Quello che conta è non fermarsi mai.

Ogni 6 o 12 mesi l’azienda dovrebbe:

  • Rivedere gli obiettivi.
  • Analizzare i risultati.
  • Ascoltare dipendenti e clienti.
  • Capire dove ha funzionato e dove no.

Chi vuole restare sostenibile deve accettare di mettersi in discussione. Perché il mondo cambia, le tecnologie evolvono, le aspettative crescono.

Esempi di aziende che ci sono riuscite

Patagonia ha fatto del rispetto dell’ambiente la sua ragione d’esistere. Ma non vendendo promesse: produce abiti durevoli, riparabili, e spinge i clienti a non comprare cose inutili. Ha rinunciato a milioni di dollari per essere coerente.

Interface, azienda di moquette, produceva plastica, oggi è tra le realtà più avanzate in termini di sostenibilità ambientale. Ha ridotto le emissioni di CO₂ del 96%, investito in materiali rigenerati, e trasformato la cultura aziendale.

In Italia, molte PMI stanno facendo un lavoro straordinario, cooperative agricole che valorizzano i territori interni, aziende di packaging che usano materiali compostabili, imprese che mettono le persone al centro dopo anni di tagli e delocalizzazioni.

Non serve essere multinazionali. Serve avere una visione e il coraggio di cambiare.

Perché conviene anche al fatturato

Chi pensa che la sostenibilità sia una spesa, sbaglia mira. È un investimento. Uno dei più intelligenti che un’azienda possa fare oggi.

  • I clienti sono sempre più attenti e premiano le scelte etiche.
  • I giovani vogliono lavorare in aziende che rispettano le persone e l’ambiente.
  • Gli investitori usano i criteri ESG per decidere dove mettere soldi.
  • Le normative europee stanno premiando le aziende più virtuose.
  • Le crisi globali (sanitarie, energetiche, ambientali) colpiscono meno chi è preparato.

Fare scelte sostenibili significa costruire un’impresa più solida, più apprezzata, più longeva.

Cosa osservare per capire se un’azienda è sostenibile

Non basta leggere un sito web per capire se un’azienda è sostenibile. Ci sono segnali concreti da osservare:

  • Come tratta i dipendenti? Flessibilità, formazione, tutele, equilibrio vita-lavoro.
  • Quanto è trasparente? Pubblica i bilanci, racconta cosa fa, risponde alle critiche.
  • Che fornitori usa? Se sfrutta, chiude un occhio, cambia paese per convenienza, allora non è sostenibile.
  • Cosa produce? Fa cose utili, durevoli, pensate bene? O butta sul mercato qualsiasi cosa per fare cassa?
  • Come comunica? Racconta il vero, anche se imperfetto? O solo storie costruite ad hoc?

Spesso bastano gli occhi e il buon senso per distinguere chi fa sul serio da chi fa scena.

Piccole e medie imprese: non è questione di dimensioni

Un grande errore è pensare che sostenibilità significhi solo grandi budget.

Non è così. Anzi, le PMI hanno una marcia in più. Hanno meno burocrazia interna, più controllo diretto, più relazione con il cliente. Possono cambiare in modo più rapido e autentico.

Fare sostenibilità non vuol dire stravolgere tutto. Vuol dire iniziare a fare meglio. Anche poco per volta. Anche con scelte semplici, meno sprechi, più ascolto, più cura.

Ogni impresa può fare la sua parte. Anche un laboratorio artigiano, anche un bar di quartiere, anche un piccolo studio professionale.

Sostenibilità non è comunicazione, è cultura

Chi pensa che basti cambiare logo o fare una campagna green, sta solo perdendo tempo. Il cliente lo capisce. Il collaboratore lo vede. Il mercato, prima o poi, lo punisce.

La sostenibilità vera si costruisce nel modo in cui si prende una decisione. Nel rispetto che si ha per il tempo altrui. Nella voglia di migliorare, non solo di guadagnare.

E si sente anche nel modo in cui si comunica. Chi è sostenibile non ha bisogno di esagerare. Lo racconta con onestà, con numeri, con esempi veri. Ammette i limiti, condivide i passi avanti, coinvolge gli altri.

Sostenibilità non è comunicazione, è cultura

Chi pensa che basti cambiare logo o fare una campagna green, sta solo perdendo tempo. Il cliente lo capisce. Il collaboratore lo vede. Il mercato, prima o poi, lo punisce.

La sostenibilità vera si costruisce nel modo in cui si prende una decisione. Nel rispetto che si ha per il tempo altrui. Nella voglia di migliorare, non solo di guadagnare.

E si sente anche nel modo in cui si comunica. Chi è sostenibile non ha bisogno di esagerare. Lo racconta con onestà, con numeri, con esempi veri. Ammette i limiti, condivide i passi avanti, coinvolge gli altri. La sostenibilità non è solo ambientale o economica, è anche sociale. Un’impresa che rispetta le persone costruisce fiducia, valore e futuro.

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