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Cosa si intende con il termine carbon footprint

Autore: 14 Luglio 2025No Comments6 minuti di lettura

C’è un modo semplice per spiegare la carbon footprint: è tutto quello che lasciamo nell’aria, senza accorgercene, ogni volta che viviamo, produciamo, ci spostiamo o compriamo qualcosa.

L’impronta di carbonio è una misura. Un numero che racconta quanti gas a effetto serra emettiamo, direttamente o indirettamente, con le nostre attività. Ma dietro quel numero c’è molto di più: le nostre abitudini, le scelte aziendali, i modelli di consumo. Tutto ha un peso, e quel peso, in questo caso, si misura in tonnellate di CO₂ equivalente.

Non solo CO₂

Quando si parla di carbon footprint, si pensa subito all’anidride carbonica. In realtà i gas coinvolti sono molti: metano, protossido di azoto, gas fluorurati. Alcuni vengono dalla zootecnia, altri dai fertilizzanti, altri ancora dai sistemi di refrigerazione o dagli inceneritori.

Per capire quanto incidono, vengono convertiti in CO₂ equivalente, un’unità comune che ci permette di mettere tutto sullo stesso piano. Questo approccio aiuta ad avere una visione completa degli impatti ambientali, e a valutare meglio dove e come intervenire.

Perché conta davvero

Parlare di carbon footprint non è solo una questione tecnica. È un modo per fare i conti con il nostro tempo. Con il modello di sviluppo che abbiamo ereditato, e con le sue conseguenze. Oggi le emissioni di GHG sono tra i principali motori del cambiamento climatico. E ogni tonnellata in più ha un costo che non vediamo subito, ma che pagheremo a lungo.

Sapere quanto impattiamo, quanta energia consumiamo, quanta CO₂ emettiamo per ogni decisione, è il primo passo per cambiare direzione. Non serve essere esperti: serve guardare in faccia la realtà.

Come si misura l’impronta di carbonio

Qui entra in gioco la parte tecnica, ma senza perdere il contatto con la realtà. Per calcolare la carbon footprint si parte da dati concreti: energia elettrica consumata, trasporti, materie prime usate, quantità prodotte, rifiuti generati. Ogni voce viene tradotta in emissioni grazie a fattori di conversione ufficiali.

Esistono linee guida riconosciute a livello mondiale: la norma ISO 14067 per i prodotti, la ISO 14064 per le organizzazioni, il GHG Protocol come quadro generale. Senza questi riferimenti, le quantificazioni delle emissioni non sarebbero affidabili, né confrontabili.

Il ciclo di vita di un prodotto

Un oggetto, qualsiasi esso sia, non nasce e muore nello stesso punto. Viene estratto, trasformato, trasportato, usato, smaltito. Ogni passaggio lascia un’impronta. Ed è qui che la carbon footprint mostra il suo vero valore: ci aiuta a leggere tutto il ciclo di vita, dalla “culla alla tomba”.

Se un’azienda vuole davvero migliorare, deve essere in grado di valutare gli impatti in ogni fase, non solo dove è visibile. Ridurre le emissioni non significa solo cambiare fornitore di energia, ma ripensare l’intero processo.

Perché le aziende devono farlo

Oggi le imprese sono sotto osservazione. Clienti, partner, istituzioni vogliono trasparenza. E anche l’Europa non scherza. Le nuove direttive spingono verso la rendicontazione delle emissioni, e chi non si adegua rischia di rimanere fuori dal gioco.

Ma c’è di più. Capire e ridurre la propria carbon footprint significa spendere meno, lavorare meglio, attirare investitori più attenti. In un mondo che va verso la sostenibilità, le aziende che restano indietro saranno penalizzate.

Il peso nascosto dei prodotti

Un dato poco noto: la maggior parte delle emissioni di un prodotto avviene prima dell’acquisto. Non quando lo accendiamo o lo usiamo, ma mentre viene prodotto, trasportato, confezionato. Ecco perché il carbonio dei prodotti è un tema centrale.

Secondo la norma ISO 14067, possiamo assegnare un numero preciso anche a un bene di consumo. E questo numero, se ben comunicato, può orientare le scelte del cliente. Chi produce in modo più pulito deve poterlo dimostrare. E chi compra deve poter scegliere.

Cosa possiamo fare nella vita di tutti i giorni

Ogni persona ha una carbon footprint. Anche se non la vede. Spostamenti in auto, riscaldamento, acquisti online, cibo che scegliamo: tutto ha un impatto. Ma molto può essere ridotto.

Ecco cosa possiamo cambiare subito:

  • Usare meno l’auto privata, più mezzi pubblici o bici;
  • Preferire cibi locali, di stagione, e ridurre il consumo di carne rossa;
  • Spegnere luci inutili, ottimizzare il consumo energetico in casa;
  • Comprare meno, e meglio: prodotti duraturi, riparabili, senza imballaggi inutili.

Non servono eroi. Basta un po’ di coerenza e voglia di fare la propria parte.

Il ruolo della compensazione

A volte ridurre le emissioni non è possibile. Alcuni processi produttivi, alcuni viaggi, alcuni servizi ne generano per forza. Qui entra in gioco il carbon offset: compensare le emissioni finanzia progetti che assorbono o evitano CO₂. Parliamo di riforestazione, energie rinnovabili, agricoltura sostenibile.

Ma attenzione: compensare non vuol dire lavarsi la coscienza. È uno strumento utile, se usato in modo serio, a completamento di una strategia vera di riduzione.

Carbon footprint e strategia aziendale

In chiave strategica, l’impronta di carbonio diventa un indicatore di efficienza, qualità, competitività. Non è solo un dato per il bilancio di sostenibilità: è un asset che entra nella visione d’impresa.

Le aziende che investono per ridurre la carbon footprint:

  • migliorano la performance energetica,
  • riducono i costi nel lungo periodo,
  • ottengono accesso a bandi, fondi e incentivi pubblici,
  • si posizionano meglio nella mente di consumatori e stakeholder.

Ecco perché devono essere pronte, e non solo per obbligo di legge.

Un cambiamento culturale prima che tecnico

Parlare di carbon footprint, oggi, significa rivedere il nostro rapporto con il tempo, con le risorse, con la produzione. È una questione culturale, ancora prima che tecnica.

Ci riguarda tutti. E può essere affrontata solo con consapevolezza, dati certi e un impegno collettivo. Le imprese devono misurare. I cittadini devono scegliere. Le istituzioni devono guidare. Ognuno con il proprio ruolo. Tutti con la stessa direzione.

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